SABATO 23 NOVEMBRE, PRIME CONFESSIONI ORE 15.

IMPORTANTE LA PRESENZA DI TUTTO IL CORO. IL GIORNO PRIMA, VENERDì 22, ALLE ORE 20.45 LE PROVE DEL MESE DI NOVEMBRE IN CUI PROVEREMO I CANTI PER LE CONFESSIONI E PER L'AVVENTO ORMAI INIZIATO

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PERCHE' UN CORO?

COMPITI E FUNZIONI DEL CORO



Crediamo di far cosa utile proporre su questo blog alcune indicazioni e chiarimenti su quali siano i compiti di un coro. Non ci si riferisce soltanto ai cori delle Cattedrali (le Schole), ma proprio a tutti, parrocchiali, oratoriali...nessuno escluso!
Possiamo riassumere questo intervento in 2 grandi considerazioni, già da noi espresse nella pagina "chi siamo": 1) il coro ha un compito liturgico, non è solo di accompagnamento della liturgia, ma anche di educazione 2) il coro deve coinvolgere l'assemblea, aiutandola così a pregare...specialmente si abbia attenzione verso i più piccoli!

Coro SGL - Erano Uomini Senza Paura -

 
di Antonio Parisi
(da Vita Pastorale, 1 Dicembre 2009)

Il mistero celebrato sta al centro dell'assemblea radunata.
E il coro, come attore della partecipazione, deve operare in unione con l'intera assemblea. Al proposito, non mancano puntuali precisazioni dei documenti ufficiali della Chiesa.

Alcune puntualizzazioni iniziali mi sembrano necessarie per impostare con correttezza il discorso.
Precisazioni che vengono evidenziate dai documenti ufficiali della Chiesa, ma che quasi mai vengono approfondite e attuate.

· Il canto e la musica hanno un legame stretto con l’azione liturgica: il mistero celebrato sta al centro dell’assemblea radunata, alla quale essi offrono materiale per lodare, ringraziare, acclamare, supplicare, invocare, adorare.

· Il coro, come attore della celebrazione, non potrà più operare, scegliere, cantare per proprio conto, ma agirà in unione con l’intera assemblea. L’unità dell’opera e l’insieme dell’azione liturgica costituiscono un valore prioritario per il coro e per tutti i musicisti impegnati.

· La specificità della musica liturgica (rituale) non è data dalla forma, stile, lingua, autore famoso, ma dal fatto che essa si integra con la liturgia per diventare un elemento organico nell’insieme dell’azione liturgica.

► Quale coro?

Viene subito allora la domanda: il coro che funzione svolge? Non serve più alla liturgia rinnovata? È un retaggio del passato da rimuovere? I suoi interventi sono soltanto all’insegna della musica e dello spettacolo?

Niente di tutto ciò. Il n. 8 del Chirografo di Giovanni Paolo II è tutto dedicato al coro.

«L’importanza di conservare e di incrementare il secolare patrimonio della Chiesa induce a prendere in particolare considerazione una specifica esortazione della costituzione Sacrosanctum Concilium: “Si promuovano con impegno le scholae cantorum specialmente presso le chiese cattedrali” (114). A sua volta l’istruzione Musicam sacram precisa il compito ministeriale della schola: “È degno di particolare attenzione, per il servizio liturgico che svolge, il coro o cappella musicale o schola cantorum. In seguito alle norme conciliari riguardanti la riforma liturgica, il suo compito è divenuto di ancor maggiore rilievo e importanza: deve, infatti, attendere all’esecuzione esatta delle parti sue proprie, secondo i vari generi di canti, e favorire la partecipazione attiva dei fedeli nel canto. Pertanto si abbia e si promuova con cura specialmente nelle cattedrali e nelle altre chiese maggiori, nei seminari e negli studentati religiosi, un coro o una cappella musicale o una schola cantorum”.
Il compito della schola non è venuto meno: essa infatti svolge nell’assemblea il ruolo di guida e di sostegno e, in certi momenti della liturgia, ha un proprio ruolo specifico» (8).

Ancora oggi sono presenti al riguardo due visioni contrapposte, che dovrebbero fondersi. Per alcuni liturgisti la presenza delle corali è una deviazione; al contrario per alcuni musicisti il canto dell’assemblea segna la fine della qualità musicale nelle chiese. La sfida per i cori sarà quella di essere delle corali aperte, che svolgono una vera funzione ministeriale e pedagogica; mi riferisco a quelle corali liturgiche che animano le assemblee e investono i propri talenti nell’eseguire musica degna e appropriata alle varie celebrazioni liturgiche.

► Compiti di un coro liturgico

Vorrei scendere ancora nel concreto, enumerando i compiti di un coro liturgico.
· Un coro liturgico è a servizio del rito. Nella scelta dei canti o di un repertorio, occorre innanzitutto tenere presente il rito. L’errore da evitare è quello di adattare il rito a forme musicali preesistenti e scritte per riti completamente diversi da quelli attuali. Perciò la prima preoccupazione è il rispetto profondo del rito, non per cadere di nuovo in un vuoto ritualismo, ma per ricrearlo e attualizzarlo nell’oggi del credente.

· Un coro liturgico è a servizio dell’assemblea. È l’altra scoperta operata dalla riforma liturgica: il popolo radunato dei credenti è il vero soggetto celebrante. Pertanto canti, strumenti, gesti, forme, testi, omelia, monizioni, insomma tutto va eseguito nel rispetto dell’assemblea.

Mi piace citare la nota pastorale della Commissione episcopale per la liturgia su l’adeguamento delle chiese (1966): «Il coro è parte integrante dell’assemblea e deve essere collocato nell’aula tra il presbiterio e l’assemblea; in ogni caso la posizione del coro deve essere tale da consentire ai suoi membri di partecipare alle azioni liturgiche e di guidare il canto dell’assemblea. È bene prevedere anche un luogo specifico per l’animatore dei canti dell’assemblea» (21).

Un’assemblea, è bene affermarlo subito, non ipotetica o ideale, ma presente qui, oggi, davanti a me, con i suoi condizionamenti, i suoi limiti, i suoi gusti, con la sua preparazione attuale.
L’assemblea va educata, preparata e seguita; ha i suoi tempi di cammino e di maturazione cristiana e musicale: bisogna tenerne debito conto e mettere in atto una sana pedagogia della gradualità.

Allora qual è il vero compito di un coro liturgico?

· Introdurre, sostenere, alternare e animare il canto di tutta l’assemblea. È il primo compito fondamentale: il coro fornisce un aiuto a livello ritmico e melodico, offre sicurezza e precisione esecutiva.
Gli esempi sono numerosi riguardo a tale collaborazione. Penso subito alla grande acclamazione del Santo, che costituisce la conclusione del prefazio; il sacerdote invita i fedeli “insieme”, “a una sola voce” e tutta l’assemblea acclama il Dio tre volte santo. Un unisono di coro e assemblea costituisce la formula più adeguata e vera per realizzare tale acclamazione. Una eventuale armonizzazione polifonica del coro non dovrà diventare una minaccia per la melodia fondamentale dell’assemblea. Lo stesso avviene per il Padre nostro: non è pensabile che se ne appropri il coro, zittendo l’assemblea, con la motivazione di realizzare un pezzo polifonico d’autore.

In altri casi, la forma più semplice sarà quella del dialogo e dell’alternanza. Per esempio nel caso del Signore pietà, o dell’Agnello di Dio: il popolo risponderà benissimo alla proposta del coro o del solista.

· Arricchire il canto dell’assemblea, intervenendo a più voci. Può essere un modo per rendere sempre nuovi e interessanti alcuni canti che altrimenti sarebbero scontati o usuali. È anche un modo per solennizzare alcune particolari celebrazioni – Natale, Pasqua, Pentecoste – ma nella giusta direzione realizzando la vera solennità con la partecipazione di tutto il popolo, secondo le proprie capacità e competenze.

· Eseguire musica polifonica, favorendo la partecipazione attraverso l’ascolto. Tale possibilità è offerta per esempio dalla processione dei doni o durante la processione della comunione; oppure come canto di ringraziamento o come canto finale. La corale può eseguire canti in italiano o in latino, polifonici o in gregoriano; l’assemblea può seguire il testo, o semplicemente ascoltare tali brani con raccoglimento.

Vorrei concludere con le parole di Benedetto XVI:
«L’educazione al canto, a cantare in coro, non è solo un esercizio dell’udito esteriore e della voce; è anche un’educazione dell’udito interiore, l’udito del cuore, un esercizio e un’educazione alla vita e alla pace. Cantare insieme, in coro, e tutti i cori insieme, esige attenzione all’altro, attenzione al compositore, attenzione al maestro, attenzione a questa totalità che chiamiamo musica e cultura, e, in tal modo, cantare in coro è un’educazione alla vita, un’educazione alla pace, un camminare insieme».